Sarà beato l'eroico cappuccino che sfido l'Armata Sovietica dopo la seconda guerra mondiale
Fra Serafino Kaszuba, di origini polacche, fu perseguitato per le sue predicazioni ritenute illegali dal governo sovietico
Un frate che ebbe il coraggio di sfidare l'Armata Sovietica all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Non è una leggenda ma la storia di Serafino Kaszuba, di cui la Congregazione per le Cause dei Santi ha riconosciute le virtù eroiche. Serafino nacque il 17 giugno 1910 a Leopoli, allora territorio polacco ora ucraino. Sabato 11 marzo 1933 nella chiesa dei Cappuccini di Cracovia fu ordinato sacerdote. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, 1 settembre 1939, il Servo di Dio si trovava a Leopoli per assistere la madre che morirà il 1 aprile 1940. Lì apprese la notizia dell’invasione tedesca della Polonia e visse l’invasione delle terre orientali della Polonia e di Leopoli da parte dell’Armata Rossa.
LA SFIDA IN VOLINIA
Subito dopo la morte della madre accettava l’invito del confratello padre Bolesław Wojtuń e si trasferiva a Ludwipol in Volinia iniziando il peregrinare di parrocchia in parrocchia. Come si legge su www.ofmcap.org, il portale ufficiale dei Cappuccini, nella primavera del 1944, dopo la ritirata dell’esercito tedesco, l’Armata Rossa fece il suo secondo ingresso in Volina e, a seguito alla conferenza di Jałta, iniziò per i polacchi residenti in questa regione, un vero e proprio periodo di deportazioni. Fra Serafino però volle restare.
PRIVATO DEI DIRITTI SACERDOTALI
L’11 aprile 1958 il governo comunista lo privò dei diritti sacerdotali chiudendo contemporaneamente diverse chiese della Volinia. Sollecitato dal governo a lasciare il territorio sovietico, Serafino, sorretto dalle comunità cristiane, continuò però il suo apostolato, ora divenuto illegale. Il suo fu un peregrinare tra Kazakistan, Crimea, Kiev e Leningrado dove rimase fino al 1963, quando partì per la Lettonia.
CONDANNATO PER VAGABONDAGGIO
Il 6 marzo 1966 fu arrestato e condannato per “vagabondaggio” a cinque anni di esilio. La sua salute, provata dalle fatiche prima pastorali e poi legate a pesanti lavori, rilegatore di libri, fuochista in un ospedale, speziale, divenne cagionevole al punto che non poté più lavorare.
UNDICI ANNI DI RECLUSIONE
Il 16 novembre 1966 fu revocato il suo esilio e poté recarsi a Celinograd dove riprese la sua attività pastorale. Il 22 dicembre dello stesso anno fu però nuovamente arrestato e condannato a 11 anni di reclusione in un ricovero per anziani, mutilati e storpia. Nei primi giorni di febbraio del 1967 riusciva a fuggire riprendendo il suo apostolato clandestino. Questp peregrinare durò dieci anni. In una delle sue tappe clandestine, nei pressi di Leopoli, fra' Serafino si ammalo' e morì. Ai suoi funerali parteciparono migliaia di persone.
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